Come si manifesta? Cosa rischio

Il periodo di incubazione va da 2 settimane a 6 mesi, per lo più è compreso fra 6 e 9 settimane.

Il virus dell'epatite C può causare un’infezione sia acuta sia cronica. L’infezione acuta è spesso asintomatica.

Quando presenti i

sintomi sono caratterizzati da

  • dolori muscolari
  • nausea
  • vomito
  • febbre
  • dolori addominali
  • ittero (colorito giallastro della pelle e della parte bianca dell'occhio).

Il 15-45% delle persone infette guarisce spontaneamente senza alcun trattamento entro 6 mesi dall’infezione.

Un decorso fulminante fatale si osserva molto raramente. La complicanza più frequente è rappresentata dalla cronicizzazione dell'infezione acuta (60-85% dei casi), spesso accompagnata da sintomi aspecifici, come fatica e malessere persistenti. Circa il 20% delle persone con epatite cronica C muore per cause direttamente legate all’infezione.

Come si riconosce e come si cura

Dato che l’epatite C acuta è molto spesso asintomatica, solo poche persone ricevono una diagnosi precoce. Anche quando si sviluppa un’infezione cronica, essa può rimanere a lungo non diagnosticata. L’accesso alla diagnosi e al trattamento per l’epatite C sta aumentando, ma rimane limitato a troppe poche persone.

Studi di popolazione hanno mostrato che dal 30 al 50% delle persone con infezione cronica NON sono consapevoli della loro condizione.

Una diagnosi precoce è invece fondamentale per curare la malattia ed evitare di trascurare le sue complicanze, e per prevenire la sua trasmissione ad altri. La diagnosi di epatite C deriva soprattutto dalle analisi del sangue (livello di infiammazione del fegato). Una volta accertata la presenza del virus si può eseguire una biopsia per avere un quadro più preciso sull’entità e sul tipo di danno al fegato. Quando l’epatite C cronica arriva allo stadio avanzato di cirrosi e sono presenti complicanze, è opportuno iniziare a valutare l’eventualità di un trapianto di fegato.

Esistono trattamenti nuovissimi per curare l’epatite C, molto più efficaci, sicuri e tollerabili rispetto alle terapie più vecchie. Sono raccomandati dall'OMS e garantiscono tassi di guarigione superiori al 95%.

Nei casi in cui la trasmissione avvenga al momento del parto si prende in carico il bambino fino ad una età che consente il trattamento con i nuovi farmaci. Attualmente sono infatti in fase di sperimentazione terapie sicure ed efficaci anche in età pediatrica.